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1) AGEVOLAZIONE DA MANEGGIARE CON CAUTELA
AUTORE: Paolo Iaccarino

Sono bastati i primi chiarimenti dell’Amministrazione Finanziaria, tardivi rispetto all’entrata in vigore della stessa norma, per comprendere come il Superbonus 110 non sia un’agevolazione per tutti. Non è un’agevolazione per tutte le tipologie di immobili, non è un’agevolazione per tutte le tipologie di interventi, non è un’agevolazione per tutte le tipologie di contribuenti. Sin dalla prima interpretazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria sono emerse sfumature impensabili dopo la lettura della norma. Pur confinando le interpretazioni ministeriali nell’alveo del parere di parte, non avendo alcuna valenza vincolante, né per i contribuenti né per il giudice chiamato per dirimere la causa, i recenti chiarimenti hanno assunto un ruolo non proprio, a volte colmando le carenze legislative, altre volte rivoluzionando il senso stesso delle disposizioni normative. Assunzioni prese come se non vi fossero altri attori sul palcoscenico dell’agevolazione, senza confronto e la benché minima consapevolezza della realtà.

Il peccato originale dell’Amministrazione Finanziaria è esattamente questo. Le sue interpretazioni a volte errate, certamente troppo frettolose, spesso non comprensibili nella loro origine e nella loro ratio hanno alimentato un circolo vizioso di dubbi e perplessità, ben maggiori rispetto a quelli insinuati dalla norma. Una miriade di interpretazioni, di punti di vista, senza alcun filo logico o elemento di coordinamento, anche materiale. Interpretazioni alle quali si vanno ad aggiungere, sempre in ordine sparso, le risposte alle FAQ da parte dell’Enea e del Ministero dell’Economia e Finanze. Tutti gli interventi di prassi sono accumunati dall’evasività delle risposte, quasi come se le strutture ministeriali ignorassero davvero i temi ancora sul tavolo. Ad esempio: la questione dell’edificio composto da più unità immobiliari, ma riconducibili all’unico proprietario o insieme di comproprietari, della quale si conosce la soluzione ministeriale ma non le relative motivazioni; la pretesa destinazione residenziale dell’unità immobiliare che ancora oggi sfugge alla lettura più attenta del contribuente; la definizione di impianto termico, chiave di accesso agli interventi di Ecobonus, rimasta sulla carta e non ancora tradotta nella realtà, soprattutto per gli interventi aventi ad oggetto la demolizione e ricostruzione di vecchi edifici riscaldati con stufe e camini.

Le questioni tutt’oggi aperte sul tavolo del Superbonus 110 pongono alla nostra attenzione due temi di assoluto interesse.

Il primo. Quanto più una norma non è chiara, perchè scritta secondo una pessima tecnica legislativa, tanto più l’interpretazione ministeriale genererà incertezze; quanto più sono le incertezze, tanto più lenta ed incostante sarà la diffusione dell’agevolazione. Nonostante si tratti di disposizioni normative geneticamente semplici nella loro applicazione, mai come in questo caso le agevolazioni in materia di detrazioni fiscali presuppongono conoscenze e competenze, ampie e multidisciplinari. E, ancora una volta, non saranno i team multidisciplinari delle grandi società di consulenza a dirimere la questione. La consulenza in tema di Superbonus 110 presuppone disponibilità, tempo e l’ascolto di clienti non abituati alle questioni tecniche e tributarie. Una vicinanza proprio del professionista di prossimità.

Il secondo. Il rischio di commettere errori e, perfino, reati è alto. Tralasciando le contestazioni aventi ad oggetto operazioni inesistenti e qualsivoglia tentativo di gonfiare il beneficio, cosa accadrà al contribuente che, per importi superiori a 50.000,00 euro, si veda contestare, anche per questioni banali, la spettanza dei benefici dopo aver già provveduto alla loro cessione a terzi? In particolare, è ipotizzabile il reato di indebita compensazione ovvero quello di dichiarazione infedele? Emerge chiaramente come le questioni irrisolte e le conseguenze ad oggi ancora definite rallenteranno oltremodo l’importante agevolazione fiscale.
La sensazione, tutt’altro che celata, è che all’agevolazione seguirà una stagione di contenzioso fra Amministrazione Finanziaria e contribuenti, come fu per la rivalutazione delle quote, per il redditometro, per gli studi di settore ecc. Per questo motivo, ove possibile, molti contribuenti, già ora, rinunciano al Superbonus per poi accontentarsi di agevolazioni meno generose (Bonus Facciate, Eco e Sima bonus nella versione originale), ma sicuramente meno rischiose. E’ il prezzo della tranquillità.

Il Superbonus 110 non è un’agevolazione per tutti. Non è un’agevolazione per tutte le tipologie di immobili, non è un’agevolazione per tutte le tipologie di interventi, non è un’agevolazione per tutte le tipologie di contribuenti. Piuttosto si tratta di un’agevolazione da maneggiare con cura. Le conseguenze dell’errore, amministrative e perfino penali, sono rilevanti e non ancora del tutto definite.

2) REVOCATO LO SCIOPERO DEI COMMERCIALISTI
La promessa del MEF: versamento dei redditi a fine ottobre con lo 0,8%
FONTE: Redazione di “Fiscal Focus”

L’incontro tenutosi ieri, 10 settembre, presso il MEF, alla presenza del Viceministro Misiani, dei sottosegretari Guerra e Villarosa, dalla Dottoressa Lapecorella e del Direttore Ruffini, da una parte, e le rappresentanze di tutte le associazioni dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, dall’altra, pare abbia portato i suoi frutti, o quanto meno una serie di promesse e di intenti dichiarati tali da determinare la decisione da parte delle sigle sindacali – ma a maggioranza, non all’unanimità – di revocare lo sciopero programmato a partire dal 15 settembre.
Come ricorderemo, lo sciopero proclamato prevedeva una astensione, peraltro parziale, dell’attività dei commercialisti. Più precisamente, dal 15 settembre 2020 e fino al 22 settembre 2020 incluso (otto giorni in tutto) i commercialisti avevano previsto il mancato invio delle LIPE del secondo trimestre (che sarebbero pertanto state inviate oltre il termine previsto per il 16 settembre 2020), oltre che l’astensione dalla presenza in udienza presso le Commissioni Tributarie provinciali e regionali, fermo restando invece l’esercizio di tutte le ulteriori attività.
Il “meccanismo” dello sciopero era già avviato, tanto che era stata anche diffusa una comunicazione tipo, atta ad informare la clientela dei Commercialisti delle ragioni e delle modalità dello sciopero; inoltre, contestualmente all’avvio dello sciopero, in data 15 settembre, erano previste anche una serie di manifestazioni di piazza, la principale delle quali pianificata a Roma, in piazza Santi Apostoli.
Ebbene, alla luce dei nuovi sviluppi nulla di tutto ciò avrà un seguito, o quanto meno non vi sarà astensione dalle attività, mentre per quanto riguarda le manifestazioni nulla di specifico traspare dal comunicato congiunto rilasciato dai sindacati: tuttavia, a parere di chi scrive, sarebbe quanto meno curioso mantenere le manifestazioni, posto che le stesse erano connesse ad uno sciopero ormai revocato.
Quanto alle ragioni che hanno portato a tale revoca, le stesse risiedono in un accoglimento parziale, ma evidentemente ritenuto sufficiente, delle istanze avanzate dai Commercialisti, da giorni in fase di interlocuzione con il MEF.
Tra le questioni sul piatto delle trattative la partecipazione attiva dei Commercialisti nella fase di studio della riforma fiscale in programma, nonché la richiesta di essere preventivamente consultati con riferimento ai provvedimenti che ineriscano la professione di commercialista.
Entrambe le richieste pare abbiano ottenuto parere favorevole, tanto che, riferiscono i sindacati, “il Ministro Gualtieri ha dichiarato la condivisione nell’avviare un processo di revisione della professione, di concerto con i Ministeri interessati”.
Quali siano i punti che potrebbero interessare un “processo di revisione della professione” al momento non è dato a sapere nei dettagli, mentre pare ormai pressoché assodato che assisteremo all’ennesima riscrittura del calendario del modello Redditi. Infatti, dopo aver inutilmente invocato lo slittamento della scadenza del 20 agosto, ora pare che in sede di conversione del decreto Agosto (D.L. 104 del 14/08/2020) verrà inserito un emendamento che consentirà di effettuare il versamento entro fine ottobre un interesse dello 0,8%. La possibilità di versamento ad ottobre, peraltro, non riguarderebbe tutti i soggetti indistintamente, bensì solo coloro che siano incorsi in un calo del fatturato di almeno il 33% nel primo semestre 2020.
Si prospettano quindi nuovi conteggi da fare, con buona pace delle nottate passate in studio per arrivare a rispettare l’inamovibile scadenza di agosto, ed altrettanto gaudio per i soggetti che magari hanno utilizzato le risorse ottenute con i finanziamenti ottenuti con il decreto liquidità, anziché per far ripartire le proprie attività, per pagare i Redditi ad agosto, mentre alcun salvagente viene offerto ai professionisti che non sono riusciti a rispettare la scadenza, posto che, come si è detto, il versamento fine ottobre è fattibile solo in presenza della condizione verificata dell’ennesimo di calo di fatturato, e non una possibilità di riprendere fiato, seppure postuma, che avrebbe consentito di risolvere le problematiche in cui molti studi sono incorsi a causa del super lavoro degli ultimi mesi.

3) FISCO: COMMERCIALISTI, SENZA RINVIO SCADENZE AZIONI DI PROTESTA INEVITABILI
FONTE: Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili

Consiglio nazionale e sigle sindacali della categoria assieme: “Situazione economica drammatica, il governo non ascolta professionisti e contribuenti, non escludiamo lo sciopero”.
“Di fronte alle ripetute e più che motivate richieste di proroga dei versamenti del 20 luglio avanzate dai commercialisti, il Governo ha opposto un no che sembra al momento irrevocabile, oltre che incomprensibile. Non era l’esito al quale volevamo arrivare, ma a questo punto diventa per noi inevitabile valutare concrete azioni di protesta della categoria, tra le quali non escludiamo lo sciopero”. E’ quanto affermano in una nota congiunta il Consiglio nazionale e tutte le sigle sindacali dei commercialisti (ADC, AIDC,ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC,UNAGRACO, UNGDEC,UNICO). “Siamo per altro convinti – aggiungono – che il Governo si stia esponendo a una magra figura, perché, tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il Governo fare marcia indietro e riaprire i termini diversamente senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare”.
“Dopo che in questi mesi drammatici la categoria aveva dimostrato una volta di più il suo senso di responsabilità e la sua insostituibilità – affermano i commercialisti -, impegnandosi più che mai ad assistere imprese, lavoratori e famiglie da un lato nelle valutazioni economiche e finanziarie relative alle scelte necessarie per affrontare le conseguenze del lockdown e dall’altro lato per assicurare loro l’accesso alle diverse misure di sostegno messe in campo dal Governo per l’emergenza, svolgendo in tal modo un ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto economico-imprenditoriale del Paese, l’ascolto delle nostre più che ragionevoli richieste era il minimo che ci si potesse aspettare. Così non è stato. Ne prendiamo atto”. “In questi ultimi giorni – scrivono i commercialisti – abbiamo più volte reiterato il nostro accorato appello per una proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell’IRAP 2020, in scadenza il 20 luglio. Una richiesta di assoluto buonsenso. Gli adempimenti straordinari legati alla emergenza coronavirus e le limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali derivanti dalle misure anti-contagio hanno sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti del 20 luglio. I nostri studi sono pertanto in una situazione di grande difficoltà che è colpevole ignorare e che si somma alle gigantesche difficoltà economiche che sta vivendo il Paese”. “Assistiamo la gran parte delle imprese italiane – proseguono i commercialisti – , forse più di chiunque altro abbiamo il polso della situazione reale in cui versano. Non consentire con il rinvio dei versamenti una boccata d’ossigeno a realtà in gravissima crisi di liquidità può tramutarsi in una scelta dissennata, che rischia di tagliare le gambe a chi sta faticosamente tentando di rimettersi in piedi, rendendo concreto l’allarme per un’emergenza sociale che in autunno potrebbe assumere aspetti preoccupanti. Siamo ovviamente pienamente consapevoli delle enormi difficoltà di bilancio che l’esecutivo si trova a gestire e del difficile contesto europeo e internazionale con cui sta facendo i conti anche in queste ore. Ma ci sembra davvero paradossale che non si sia trovato il modo, in un periodo di eccezionale emergenza come quello attuale e nell’ambito di manovre che hanno impegnato oltre 80 miliardi di euro in pochi mesi, di garantire la cassa sufficiente per disporre una proroga dei versamenti analoga a quella concessa lo scorso anno, per dare maggior respiro ai contribuenti in affanno”. “Per tutte queste ragioni – concludono i commercialisti – siamo costretti a valutare azioni di protesta, senza escludere uno sciopero della nostra categoria. Una reazione inevitabile davanti al consueto muro di gomma eretto dall’esecutivo nei confronti dei commercialisti italiani, delle loro richieste, del loro senso di responsabilità messo quotidianamente al servizio del Paese”.

4) UNO SCHIAFFO IN PIENO VISO
tratto da Fiscal Focus – di Direttore Antonio Gigliotti

Cari amici, il fatidico 20 luglio è arrivato, e questo 20 luglio in particolare passerà alla storia. Proporrei di farne una ricorrenza: “La giornata dello schiaffo”, così potremo ricordare negli anni a venire questa giornata nera per la nostra professione, nella quale prendiamo definitivamente atto che loro sono loro, e noi non siamo nessuno.
Non è certamente la prima volta che ci vediamo costretti a tempi massacranti e che veniamo esposti a gravissimi rischi di errore, che ben possiamo compiere a causa di una stanchezza che ormai ci spezza, ma questa volta è diverso: usciamo da una pandemia e sappiamo perfettamente quali effetti ciò abbia comportato.
Ben più di noi dovrebbe saperlo chi prende le decisioni, e non è forse vero che, dinnanzi alle disgrazie, a fare la differenza è proprio il come si reagisce? E come ha reagito il nostro Governo? Per parola del MEF, chiudendo ogni possibilità ad ulteriori rinvii, e tutto ciò perché i soldi delle imprese e dei professionisti servono allo Stato, questo Stato che pare aver definitivamente raschiato il fondo, senza aver davvero aiutato alcuno a riprendersi dai devastanti danni causati dal lockdown.
Tutto ciò è agghiacciante, così come il constatare come il mestiere del politico sia diventato sempre più quello di spandere parole al vento: a fine giugno, il rinvio dei versamenti a settembre era stato dato per certo, con tanto di emendamento presentato, e invece oggi ci ritroviamo con i clienti che bussano alla porta per chiedere quante imposte devono versare.
Intendiamoci, si tratta di una richiesta puramente di forma, perché soldi non ce ne sono, e quindi la proroga di fatto se la prenderanno direttamente i contribuenti, ma quanto fa male dover rispondere: “Non lo so… non sono riuscito a finire in tempo”? Quanto fa male, quando sappiamo perfettamente che questo apparente ritardo dipende dall’aver dato anima e corpo per assistere i contribuenti stessi nell’incredibile ginepraio di norme prodotte nell’arco di qualche mese?
Il mancato rinvio è uno schiaffo in pieno viso, di quelli che lasciano la pelle rossa per giorni e giorni, e un pizzicore così forte da far salire le lacrime agli occhi. Anche se è difficile dire se quelle lacrime sono di dolore, piuttosto che di sconforto o di stanchezza. Oppure… chissà… di rabbia?
Sinceramente non sono sorpreso del fatto che alla fine si sia arrivati ad una situazione di questo genere, perché le avvisaglie vi erano già, da troppo tempo. Ora ci ritroviamo nel pieno di uno scontro frontale, che vede da una parte i Commercialisti e dall’altra parte il Governo; nel mezzo, disperati come mai prima d’ora, i contribuenti. La domanda che vi pongo ora è: continuiamo con i toni moderati e con le proteste di maniera, o ci decidiamo, una volta per tutte, a bloccare un sistema che senza di noi non va da nessuna parte? A voi la risposta, amici.
Sempre, quando esiste la prospettiva di ricevere uno schiaffo, il vero masochista porge la guancia. (Sigmund Freud)

5) STOP DALLE CASSE DI PREVIDENZA PRIVATE ALL’ACCREDITAMENTO DELL’INDENNITA’ DI 600 EURO AI PROFESSIONISTI ISCRITTI IN ALBI: “VICENDA GRAVISSIMA”
Commercialista Telematico: a cura di Vincenzo D’Andò

Bloccato dalle Casse di previdenza private l’accredito dell’indennità di 600 euro ai professionisti iscritti in Albi. Forse é questo l’ennesimo segnale dell’emanazione, di provvedimenti normativi, fatta, in maniera approssimativa e, per certi versi, con criteri basati sulla superficialità e tutto questo sia pure nell’emergenza da Coronavirus (forse anziché pubblicare urgenti sulle Gazzette Ufficiali notturne, bastava attendere qualche giorno per riflettere, approfondire la tematica di cui si deve legiferare e poi intervenire, d’altronde, qui non di tratta dell’urgenza sanitaria, ma di qualcosa di più, del sostegno economico agli aventi diritto e alla preparazione di una auspicata ripresa al meglio per tutti i settori). Ma intanto, pur nella disgrazia degli eventi (é ormai circa tre mesi che se ne parla e, purtroppo, si continuerà a parlare, difatti, le reti televisive, quelle pubbliche nazionali, tutto il giorno parlano solo delle comunicazioni statistiche del numero dei deceduti, dei guariti e cosi via), ancora la ripresa delle attività produttive pare peregrina, nonostante si parli sempre di 15 o al massimo trenta giorni e riprende tutta l’economia nazionale. E’ notizia del 10 aprile 2020, che ad esempio il Consiglio Direttivo di un Ordine territoriale dei Commercialisti ha prorogato lo stato di emergenza al 31 maggio 2020. In particolare, le varie Casse di previdenza privatistiche hanno dovuto comunicare ai propri iscritti, tramite Pec, che “il decreto-legge 8 aprile 2020, n.23, ha modificato i requisiti per ottenere l’Indennità di 600 euro. Nello specifico l’articolo 34 del decreto dispone che ai fini del riconoscimento dell’indennità i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria devono intendersi iscritti in via esclusiva alla Cassa alla quale hanno presentato la domanda. Per tale motivo le Casse previdenziali sono state costrette a sospendere l’istruttoria delle domande presentate e i pagamenti di quelle già accettate in attesa di una dichiarazione integrativa effettuata da chi ha fatto domanda e dalla quale dovrà risultare che si è “iscritti in via esclusiva alla Cnpr. “Stiamo cercando la soluzione più veloce per permettere agli interessati di fare l’integrazione on linee convalidare o respingere le domande. Forniremo il prima possibile, con successiva e-mail, le indicazioni operative per effettuare tale integrazione”. La vicenda dello stop ai 600 euro ai professionisti è gravissima” Con il comunicato stampa del 9 aprile 2020 il CNDCEC: “Ennesima dimostrazione di scarsa attenzione per le libere professioni e di un Paese in balia di norme astruse” “Una vicenda gravissima, l’ennesima dimostrazione della superficialità e della disattenzione con le quali la politica approcciale questioni legate all’universo dei liberi professionisti italiani. E’ anche la dimostrazione di come finanche in questo frangente drammatico l’Italia soccomba a norme che cambiano nottetempo, farraginose, spesso incomprensibili. Quando l’emergenza sarà finita si dovrà affrontare di petto il tema di una burocrazia eccessiva che imbriglia il Paese, i suoi cittadini e la sua economia”. E’ il commento del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti alla notizia del cambio di requisiti per ottenere il bonus da 600 euro per i professionisti iscritti alle Casse di previdenza previsto dal Cura Italia, a seguito della pubblicazione in nottata in Gazzetta Ufficiale del nuovo decreto governativo. Con la pubblicazione del decreto, si precisa ora che l’indennità spessa agli “iscritti in via esclusiva” alla Casse private “non titolari di trattamento pensionistico 2″.
Una novità che blocca i pagamenti imminenti di parte delle domande di accesso al sussidio, presentate agli Enti dal primo aprile. “Le Casse erano già pronte ad erogare il bonus grazie anche al lavoro svolto nei giorni scorsi da migliaia di nostri colleghi che hanno inviato le richieste per i loro clienti liberi professionisti, facendo i salti mortali per interpretare norme del tutto incerte. Ora tutto si ferma incredibilmente, con un ulteriore allungamento dei tempi per l’erogazione di cifre comunque insufficienti per sostenere concretamente centinaia di migliaia di liberi professionisti che, esattamente come milioni di altri lavoratori italiani, stanno patendo gli effetti dell’emergenza. Avevamo duramente criticato il Cura Italia per la clamorosa disparità di trattamento riservata ai professionisti iscritti agli Ordini professionali ma quello che succede oggi lascia davvero senza parole.

6) E DOPO IL COVID-19? LA MEDIAZIONE COME MIGLIORE SOLUZIONE
di Francesca Fusco – pubblicato da “Ufficio Stampa Basilicata”

Buongiorno a tutti sono Francesca Fusco, responsabile delle sedi di Potenza ed Andria dell’Organismo di Mediazione civile “Primavera Forense”.
In questi giorni ho provato ad immaginare cosa succederà quando tutti torneremo alla normalità.
Mi chiedo: questo necessario periodo di stasi e questa esperienza di vita, saranno stati capaci di mitigare gli animi di ciascuno di noi e di rimodulare le nostre priorità o, al via, saremo tutti come una freccia tirata dall’arco, pronti per colpire velocemente il nostro nemico?
La nostra esigenza di denaro sarà la prima causa di conflitto?
Da mediatore, mi auspico non accada così ma comprendo bene che la natura di ognuno di noi è diversa e non riesce a cambiare velocemente.
All’apertura delle porte saremo tutti più inquieti di prima ed aumenteranno ancora le nostre pretese anche per quella capacità quasi innata dell’uomo, di rimettere la responsabilità dei conflitti sempre all’altro e la scarsa attitudine di accettare gli eventi imprevisti che ostacolano i nostri obbiettivi, incuranti delle difficoltà e dei progetti di chi ci è difronte, considerando il nostro bisogno unico ed indispensabile.
Oggi più che mai ritengo che la mediazione civile sia lo strumento migliore di cui disponiamo per risolvere vecchi conflitti e tutti quelli che ahimè, sorgeranno.
Mi è stato una volta detto che davanti a questioni economiche ed imprenditoriali tutta la storiella del capirsi, confrontarsi e venirsi incontro non trova accoglimento; Io non sono per niente d’accordo soprattutto ora dove trovare un accordo congruo e fattibile è più sicuro di un’auspicata sentenza lontana ed ineseguibile.
Bisogna sempre saper utilizzare lo strumento giusto e la strategia migliore a seconda delle circostanze ed immagino che la velocità (3 mesi), il minor costo della mediazione rispetto alle spese della giustizia ordinaria e le agevolazioni fiscali che da sempre hanno favorito la mediazione, siano la ricetta giusta per imprenditori e privati sia che si tratti di denaro, di rapporti con i propri dipendenti, di fitti da pagare, di questioni condominiali ed altro.
Mi chiedo anche quanto sia costoso in termini economici ma anche umanamente interrompere i rapporti consolidati nel tempo; ciò che accadrebbe con una sentenza giudiziale cieca del lavoro fatto per stringere le nostre relazioni che ci porrebbe inevitabilmente in una posizione opposta tra vincente e soccombente;
Per ultimo e perché davvero ritengono che sia l’ultimo motivo in ordine di importanza, considerato che la mediazione ha validità e dignità al di fuori di ciò che dirò, gli organismi di mediazione privati sono al momento, gli unici presidi aperti per affrontare e risolvere un conflitto nel rispetto della legge, con la conseguenza di ottenere una sentenza privata in un periodo in cui i Tribunali sono chiusi e gestiranno a singhiozzo le cause con tempi che si prevedono ancora più lunghi del solito.
Il nostro ritorno alla normalità richiederà inizialmente di evitare assembramenti ed ancora una volta la mediazione, anche in modalità telematica, è lo strumento migliore;
Resto sempre a disposizione anche solo per un confronto attivo e per qualsiasi ulteriore indicazione se quanto mi sono permessa di dire ha sollevato la tua curiosità.

7) SUPERAMENTO DELLA CRISI
A cura di Giancarlo Fusco

Ogni settore, industriale, commerciale e servizi continua a vivere lo stato di crisi che si evidenzia in maniera specifica dal mancato adempimento delle obbligazioni finanziarie assunte con banche, fornitori ed erario. E’ certamente una crisi antecedente al 2008, quando l’indebitamento delle famiglie e delle imprese non avevano limiti; la spregiudicatezza, le gravi irregolarità e la totale negazione di ogni etica e principio morale, in nome ed a favore del profitto ingiusto dilagavano.

Per completare il quadro è necessario aggiungere il fenomeno della sotto-capitalizzazione che connota in prevalenza le nostre piccole e medie imprese e l’assenza sul mercato Italia di società di servizi costituite da professionisti iscritti nei diversi ordini professionali che lavorano in team con I’ imprenditore per la prevenzione e la gestione della crisi dell’impresa.

Come ritiene sia possibile superare la crisi?

Ogni medaglia ha due facce. Anche la crisi economica, seguendo il pensiero di Albert Einstein, presenta delle positività. Egli, più precisamente, diceva: “Non pretendiamo che le cose cambino, se facciamo sempre la stessa cosa. La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e nazioni perché la crisi porta progressi. E dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Terminiamo definitivamente con l’unica crisi che ci minaccia, cioè la tragedia di non voler lottare per superarla”.

Quali problematiche deve affrontare l'imprenditore?

Le aree che interessano l’impresa sono strategicamente due: le risorse umane e le risorse finanziarie. La prima assume importanza nel ricercare professionisti di qualità che collaborano con l’imprenditore nelle scelte drastiche per la continuità dell’azienda. La seconda è riferita al rapporto con le banche che è sempre stato difficile. D’altra parte si è sempre detto che le banche danno in uso “l’ombrello quando non piove”. In un momento di crisi generalizzata come questa che stiamo attraversando, assume grande importanza l’affidarsi a società di consulenza partecipata da professionisti anche specializzati in area finanziaria. 

Quali sono gli strumenti a disposizione degli imprenditori?

Il modo di fare impresa oggi è completamente cambiato rispetto al passato: la crisi non è un fatto straordinario. Le aziende operano in un contesto economico fortemente dinamico e possono essere colpite su più fronti. Da questo nuovo scenario emerge che l’imprenditore deve accettare senza drammi la circostanza di dover porre in essere procedure straordinarie rappresentative di una componente fisiologica di un’impresa che opera sul mercato. La consulenza d’impresa ha subito anch’essa delle grandi innovazioni in quanto deve tendere a far quadrare i conti anche attraverso interventi straordinari che sono certamente diversi dalla tenuta della contabilità e degli adempimenti fiscali.

 

Quali sono gli interventi posti in essere dallo Stato per aiutare le imprese ?

Lo Stato, riconoscendo che l’imprenditoria sta soffrendo, ha adottato alcuni strumenti prudenziali tendenti a spingere l’imprenditore a credere nella propria azienda. Gli attuali interventi finanziari, prorogati al 31 gennaio 2011, interessano la sospensione del pagamento della quota capitale delle rate di leasing, prestiti, mutui e finanziamenti; quella straordinaria interessa gli accordi, di ristrutturazione dei debiti e la transazione fiscale.

In definitiva l’imprenditore cosa deve fare?

Per l’esperienza acquisita da oltre 30 anni di libera professione e per la conoscenza del mondo impresa, ritengo indispensabile non dimenticare, oggi più di ieri, l’importanza di affidarsi a strutture professionali articolate che hanno all’interno professionisti di provata esperienza e giovani dinamici capaci di assumersi le responsabilità seguendo i principi della correttezza e della trasparenza dettati dall’ordinamento professionale di appartenenza.